Grano bio o non bio? Questo è il problema

Tra gli scaffali dei supermercati, in televisione, nei ristoranti, la parola “biologico” è sempre più frequente, e, diciamolo pure, alla moda: mele biologiche dall’aspetto imperfetto ma dal gusto impeccabile e carote prodotte a chilometro zero sono ormai diventati elementi essenziali della nostra italianissima dieta mediterranea. Inutile dirlo, il grano (o frumento, che dir si voglia) la fa da padrone nel mercato dell’agricoltura biologica del nostro paese, naturalmente predisposto.

Differenze tra il grano biologico e “normale”

Ma che differenza c’è tra il grano biologico e quello “normale”, a cui ci ha abituato l’industria alimentare fino a qualche anno fa? La diversità dipende sostanzialmente dal tipo di coltivazione. Il coltivatore di grano biologico, attento al consumatore ma anche all’ambiente, produce il suo frumento senza l’apporto di sostanze chimiche, attraverso un uso accorto e ben studiato del terreno, sostituendo i pesticidi a tecniche di tipo naturale. Il risultato è un tipo di grano libero da agenti chimici e quindi sano, ricco di quelle sostanze, come vitamine e sali minerali, che solo un terreno coltivato bio può offrire. La cura del terreno ha infatti un ruolo centrale nel determinare la qualità del prodotto: come in un circolo virtuoso, la coltura di grano e legumi in alternanza rende il terreno fertile e produttivo, diversamente dalle monoculture industriali intensive, che lo impoveriscono e lo deteriorano allo stesso tempo, generando del frumento povero di sostanze nutritive, sali e vitamine. Ma se la qualità è alta, più alto è anche il prezzo del grano bio per le tasche dei consumatori.

Alternative per il consumatore

Tuttavia, se negli ultimi anni scegliere tra una pasta e una farina biologica o economica era diventato un dilemma per molti, sembra che il prezzo del grano bio sia destinato a scendere: di recente è comparsa infatti nei mercati europei la concorrenza del frumento biologico cinese, all’ingrosso e completo di certificazione. Conquistato anche il mercato del grano, settore di punta del commercio alimentare italiano, si può dire che il Made in Italy è definitivamente sotto attacco, anche se i dubbi sui prodotti del grano biologici esportati dalla Cina rimangono tanti. Al consumatore quindi l’ardua sentenza. Potrà scegliere, valutando pro e contro, di comprare prodotti standard, prodotti biologici made in Italy o in China, oppure, perché no, di coltivare da sé il proprio frumento; del resto, ormai, c’è un manuale per ogni evenienza.